di Claudia Viggiani

Tredici mensole altomedievali sono ancora conservate all’interno del monastero dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, sulla parete che corrisponde a quella della facciata della chiesa primitiva, ricostruita nel XII secolo. Esse sono poste sotto il campanile e sopra il portico, a destra.
sant'alessioRese pubbliche la prima volta da Margherita Trinci Cecchelli (1), le mensole sono state restaurate nel 2002 e da allora mai più indagate (2) , anche perché lo studio delle tecniche di lavorazione della scultura altomedievale e il loro reimpiego è un campo di ricerca che si è andato sviluppando nel corso degli ultimi decenni.
Le mensole marmoree di spoglio sono state, con tutta probabilità, prelevate dalla preesistente fabbrica, eretta – secondo Nerini (3) – durante il pontificato di Leone III (795-816).
Alcune di queste sembrano a loro volta il frutto di una rilavorazione e di un reimpiego di elementi architettonici più antichi, riferibili a epoche e provenienze diverse.
La maggior parte delle mensole si possono datare alla fine dell’VIII e agli inizi del IX secolo, come quelle che hanno una decorazione a intreccio di nastro vimineo bisolcato oppure a intreccio di nastro vimineo a tre capi o, ancora, un ornamento con un corposo grappolo d’uva di forma tondeggiante.
Questi frammenti potrebbero essere i resti dell’arredo liturgico altomedievale, qui riutilizzato così come nella cripta.
Altre mensole, come la quarta, la quinta, la sesta e la settima da sinistra, sembrano invece frammenti di mensole databili forse al III secolo, recuperate da un edificio adiacente al luogo di culto e rilavorate sempre in epoca altomedievale.sant'alessio

Interessante è la notizia che nel 1891 riporta dello scoppio della Polveriera di Vigna Pia, fuori Porta Portese. L’incidente provocò la morte di una persona e il ferimento di molti civili. Tra gli ingenti danni provocati alle case e ai monumenti  si ricorda quello del chiostro del complesso dei Santi Bonifacio Alessio che crollò parzialmente, insieme a una parte della facciata della chiesa. Durante i successivi restauri che si protrassero a lungo, nel 1897, Enrico Stevenson visitò il cantiere, constatando che la muratura del portico della chiesa, corrispondente alla più antica facciata, fosse in tufelli e mattoni. Tecnica che verificata permetterebbe di datare al meglio le fasi di costruzione del complesso aventinese.

(1) Margherita Trinci Cecchelli,, La Diocesi di Roma, tomo IV, La I regione ecclesiastica, pp. 63-76, in Corpus della scultura altomedievale, Spoleto 1976.
(2) Maria Richiello, La chiesa e il complesso conventuale dalle origini al XVII secolo, pp. 41-42, in La storia e il restauro del complesso conventuale dei Santi Bonifacio e Alessio all’Aventino, a cura di Maria Richiello, Oliva Muratore, Roma 2004.
(3) Felice Maria Nerini, De templo et coenobio sanctorum bonifacii et alexii historica monumenta, Romae, Ex Typographia Apollinea apud heredes Jo. Laurentii Barbiellini, 1752